L’Iran utilizza l’intelligenza artificiale per cacciare le donne dissidenti: ecco come!

L’Iran utilizza l’intelligenza artificiale per cacciare le donne dissidenti: ecco come!
Iran

L’Iran è sempre al passo con i tempi, ma questa volta sembra aver superato ogni limite. Sta mettendo in atto una nuova legge chiamata “Hijab e Castità”, che si avvale dell’intelligenza artificiale (IA) e del riconoscimento facciale per tenere sotto controllo e punire le donne che non rispettano le regole sull’abbigliamento islamico, in particolare l’hijab. Ma cosa significa tutto ciò nell’era digitale in cui viviamo?

È il maggio del 2023 e il governo iraniano presenta questa legge come parte di un processo legislativo avviato un anno dopo le proteste delle donne iraniane che hanno deciso di sfidare l’obbligo dell’hijab. Ma la vera sorpresa risiede nell’utilizzo invasivo dell’IA e del riconoscimento facciale. Sì, hai capito bene! Questo sistema comporta l’analisi dettagliata delle caratteristiche facciali, traducendo le immagini in dati digitali e confrontandoli con enormi database per individuare le persone. Sembra un film di fantascienza, ma è la cruda realtà che le donne iraniane devono affrontare.

Le telecamere intelligenti CCTV Faraja saranno installate ovunque: università, scuole, ospedali, parchi e località turistiche. Non c’è nulla che sfugga al loro sguardo vigile. L’articolo 50 della legge prevede sanzioni per chiunque venga sorpreso in pubblico in stato di nudo o seminudità, o con un abbigliamento considerato troppo succinto. È una violazione della privacy senza precedenti, che conferisce potere a diverse agenzie di intelligence iraniane e all’apparato di sicurezza.

Ma c’è qualcosa di ancora più preoccupante dietro tutto ciò. L’Iran sta cercando partnership estere per ottenere tecnologie di sorveglianza basate sul riconoscimento facciale. Si sono stretti accordi con la Cina e hanno ricevuto attrezzature da aziende cinesi come “Tiandy Technologies”. Ma non finisce qui. Anche aziende europee come Huawei e Bosch sono coinvolte nella fornitura di telecamere di sorveglianza stradale utilizzate per monitorare le proteste e identificare manifestanti civili pacifici. È un vero e proprio Big Brother che si sta insinuando nella vita quotidiana dei cittadini iraniani.

Ma come in tutte le storie, c’è sempre una resistenza. Gruppi di hacktivisti come Ghiyam Ta Sarnegouni e GhostSec hanno deciso di contrastare questa invasione tecnologica e hanno violato i sistemi di sorveglianza iraniani. Hanno esposto l’uso di software come BehCard e BehKhan per la sorveglianza e l’identificazione dei cittadini. La lotta per la libertà digitale è appena iniziata.

Non solo gli hacktivisti, ma anche giganti come Google stanno cercando di venire in aiuto delle persone che vivono sotto una costante sorveglianza digitale. Stanno sviluppando tecnologie anti-censura per permettere a tutti di superare questa oppressione. E ci sono anche gruppi minori che stanno lavorando a soluzioni per rendere più accessibili i servizi digitali, soprattutto per coloro che non sono esperti di tecnologia.